Incentivi Fiscali per le ristrutturazioni – La Capienza Fiscale
La legge di bilancio 2020 ha confermato ancora una volta, il Bonus Ristrutturazioni, l’Eco Bonus e il Bonus Mobili. È stato aggiunto anche il Bonus Facciate, che sarà oggetto di approfondimento, mentre il Bonus Verde è stato cancellato.
Questo degli incentivi fiscali è certamente un volano utile per l’economia del nostro Paese, nel quale il settore edilizio si trascina con fatica da anni, ma è anche certo che il puzzle da comporre per comprendere a fondo la materia non è alla portata di tutti e compiere scelte consapevoli che vadano oltre il “c’è l’incentivo, dunque risparmio” non è scontato.
Attraverso una serie di articoli pubblicati su questo blog, cercherò di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti del meccanismo degli incentivi in modo da restituire poi un quadro più completo della materia. Ho constatato che numerosi clienti che ho seguito nel corso delle ristrutturazioni immobiliari, sebbene si fossero documentati e informati, non erano riusciti a cogliere pienamente alcuni aspetti importanti.
Prima di iniziare invito a consultare le guide presenti nel sito dell’Agenzia delle Entrate, partiamo da li.
Ora vorrei parlare del concetto di capienza fiscale: lo reputo davvero primario rispetto a qualunque scelta dell’incentivo di cui usufruire.
Come è noto, gli incentivi consistono in uno sgravio dalle tasse e più in dettaglio, dall’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) per quanto riguarda le persone fisiche e dall’IRES nel caso delle aziende. Limitandomi all’ambito delle persone fisiche, l’IRPEF sarà l’imposta dalla quale dovremo ricavare la “capienza”, ovvero il cumulo contribuzionale a disposizione dell’utente per la richiesta delle detrazioni sulla ristrutturazione della casa.
Semplificando al massimo occorre memorizzare che l’incentivo non riguarda denaro che ci viene “rimborsato” quando abbiamo determinate spese, bensì denaro che non dovremmo versare sottoforma di imposte. Lo Stato non da denaro “proprio” ma rinuncia a prenderne di quello che dovevamo pagare in tasse.
Gli estremi di questo ragionamento sono: chi avrà un reddito molto alto, uguale imponibile molto alto, uguale imposta IRPEF molto alta, dunque una elevata capienza dalla quale attingere i fondi dell’incentivo; di contro, reddito molto basso, uguale imponibile basso, uguale imposta IRPEF nulla (estremizziamo astrattamente) e dunque la capienza dalla quale attingere gli incentivi sarà nulla.
Come fare per conoscere la propria capienza fiscale?
Occorre tenere conto che l’aliquota con la quale si determina l’IRPEF è progressiva, cioè è imposta in percentuali crescenti con l’aumento del reddito imponibile. Più guadagno, più dovrò versare allo Stato. Il reddito imponibile è un’altra variabile del ragionamento, sulla quale non mi addentrerò, basti sapere che è risultato della differenza tra il nostro reddito complessivo e gli oneri deducibili.
Trovato il reddito imponibile posso applicare l’aliquota relativa alla fascia di reddito e sapere la mia capienza fiscale?
Non direttamente. Vanno considerati gli scaglioni. Ad oggi le aliquote in vigore in base al reddito sono:
- 23 % fino a 15.000 euro
- 27% da 15.001 euro a 28.000 euro
- 38% da 28.001 euro a 55.000 euro
- 41% da 55.001 a 75.000 euro
- 43% oltre i 75.000 euro
Facciamo un esempio di calcolo di IRPEF lorda su un reddito imponibile (non il reddito complessivo eh!) di 30.000 euro.
Abbiamo da calcolare il 23% per i primi 15000 euro, dunque 3450 euro, poi il 27% su 13000 euro, dunque 3510 euro e per finire il 38% su 2000 euro ovvero 760 euro. Il totale è 7720 euro. Il calcolo non è banalissimo.
Per semplicità ho parlato di imposta lorda, ma si deve considerare l’imposta netta, per ottenere la quale dovranno essere sottratte le ulteriori detrazioni di cui si ha eventualmente diritto: spese mediche, donazioni, mutuo prima casa.
Con tutto questo ragionamento ho voluto portare alla vostra attenzione un tema secondo me importante nel campo del sistema di incentivi fiscali ed invito anche ad un confronto preliminare con un professionista del settore, almeno per capire in cifre, quello a cui andremo incontro.
Non dimenticate che una volta determinato l’ammontare dell’incentivo, andrà ripartito in 10 anni. Questo limita molto i casi in cui la capienza fiscale sia tanto bassa da non poter usufruire dello sgravio, però nel corso del tempo possono capitare eventi che mutano la quota IRPEF da versare e magari per un anno “saltiamo” la rata di rimborso.
Da ultimo è anche possibile dividere le spese tra i due coniugi, gli spazi manovra ci sono insomma, basta avere contezza di ciò che si fa.
Questo che ho trattato, più che un aspetto tecnico è a carattere fiscale, ma i due ambiti sono strettamente connessi e chi ristruttura casa, giustamente, chiede al professionista che lo segue anche chiarimenti di questo tipo.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!